Teodora Mastrototaro, drammaturga e poetessa, vegana, antispecista, attivista per i diritti animali, è nata a Trani nel 1979, vive a Roma. Ha esordito con la raccolta Afona del tuo nome (La Vallisa, 2009), tradotta dal poeta americano Jack Hirschman con il titolo Can’t voice your name (CC. Marimbo, 2010). La sua ultima pubblicazione è Legati i maiali (Marco Saya, 2020), finalista al premio Arcipelago Itaca per la sezione Raccolte Inedite, vincitore del Premio Speciale Del Presidente Di Giuria al concorso Bologna In Lettere 2021, segnalato al premio di poesia e prosa Lorenzo Montano 2021. Il suo libro Zoologia abitativa ha ricevuto la Segnalazione al premio di poesia e prosa Lorenzo Montano 2022 per la sezione libro inedito. Le due poesie Carne e Gabbia sono state pubblicate nella rivista di critica antispecista Liberazioni n.50.
Il suo racconto Il Mattatoio è stato pubblicato sul Magazine radicale internazionale Menelique. I suoi monologhi Lettera a mia madre e Il riflusso (dalle reali testimonianza dei lavoratori dei mattatoi) sono stati editi rispettivamente su Difendi il pianeta a tavola (2021) e Liberazioni. Rivista di critica antispecista n. 51 (2022).
È stata direttore artistico per sette anni del festival Notte di poesia al dolmen (Bisceglie). Nell’anno accademico 2013–2014 ha tenuto il Pon “Tra rime e ritmi – giocare con la poesia” presso la scuola elementare Massimo D'Azeglio a Barletta (Bari).
“Raramente in poesia è accaduto che un argomento come lo sfruttamento animale sia stato approfondito attentamente. Fu il caso del fortunato libro di Ivano Ferrari, Macello, racconto in versi di un’esperienza crudissima vissuta in un mattatoio. Ed è anche il caso di questo secondo libro di Teodora Mastrototaro, dal titolo Legati i maiali. Con le dovute e ovvie differenze, l’autrice di origini pugliesi attraversa un’esperienza simile a quella di Ferrari, muovendo però le due sezioni del libro in altrettanti momenti dove sono inizialmente gli stessi animali a parlare del proprio dolore, e di seguito i loro carnefici. E se la scrittura della Mastrototaro affascina per il suo variare tra un’esecuzione più statica alternata a momenti di vera e alta passionalità espressiva, ciò che più sorprende in questo libro è la pulsione di ogni animale alla vita, vissuta per istinto e condotta interferendo il meno possibile, o quanto meno inconsapevolmente, sul ciclo vitale dell’intera esistenza. Al contrario dell’essere umano che, pur vivendo, non sa fare a meno di provocare in se stesso e negli altri la morte in cambio di una voluttà oramai accessoria e demoniaca, quale quella del sacrificio della vita in cambio di un “appagamento” personale. È questo il messaggio più importante di un libro di denuncia del genere: che la vita resti alla vita e che la morte non sia un esercizio voluto dall’uomo ma solo il destino di ogni essere vivente. (Antonio Bux)”